Musica per la Musicoterapia
Mercoledì 15 novembre 2017 celebreremo i 20 anni di AIMA Reggio Emilia al Matterello di Rubiera con una serata di musica a sostegno del nuovo progetto di musicoterapia!
Programma della serata:
ore 20:00 cena (primo, tigelle con salumi misti, dolcetto, caffe’, acqua e vino inclusi) 30€ con prenotazione obbligatoria entro venerdì 10 novembre. Tel: 0522 335033. Email: segreteria@aimareggioemilia.it
ore 21:30 ingresso con consumazione, 12€ uomo, 10€ donna
Musica con l’Orchestra Titti Bianchi
Ospiti della serata: Franco Bagutti e i suoi cantanti (Simone, Alessia e Mary), Daniele Cordani e Pamela, Gabriele Zilioli e Francesca.
Presenta: Nicola Marchese
Informazioni aggiuntive:
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Scarica la locandina in pdf: clicca qui!.
Come arrivare al Matterello di Rubiera in via Emilia Ovest 4:
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A cosa serve la Musicoterapia
La musicoterapia viene intesa come uno strumento riabilitativo che permette e agevola momenti di comunicazione tra coloro che sono portatori di un deficit cognitivo e il mondo esterno e riattiva l’attenzione al bello, al piacere e al proprio benessere.
Come afferma Riccardo Piccioni presidente dell’Istituto Ospedaliero Sospiro: “in un mondo che con la multimedialità ha rotto tutte le barriere dello spazio, vi sono persone che non riescono a comunicare; anche loro hanno diritto a stabilire relazioni e cercare momenti di scambio e far si che il suono diventi parola, il suono diventi messaggio, il suono diventi linguaggio”.
Il compito della musicoterapia è, infatti, quello di trovare un canale di comunicazione arcaico, preverbale; non più solo ascolto ma produzione spontanea di suoni nel tentativo di recuperare, almeno in parte, la capacità comunicativa. La musicoterapia mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell’individuo in modo tale che questi possa meglio realizzare l’integrazione intra e interpersonale e di conseguenza possa migliorare la qualità della vita grazie a un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico. Il musicoterapeuta è quindi un tramite attraverso il quale l’anziano si apre “tirando fuori” le proprie emozioni.
Poter manifestare le proprie emozioni e attivare una modalità di espressione e linguaggio alternativa, permette alle persone che normalmente ne sono private a causa di deficit cognitivi e fisici di ridurre sentimenti di frustrazione, angoscia, ansia e comportamenti aggressivi.
Anniversario 20 anni AIMA: 1997-2017
AIMA Reggio Emilia nel 2017 compie vent’anni. Vent’anni di lavoro e di impegno per sostenere le persone malate di Alzheimer e altre forme di demenza e i loro familiari, molto spesso “vittime dimenticate”.
Una ventina d’anni fa un gruppo di donne e uomini professionisti reggiani decide di dare vita all’Associazione che, col tempo, è diventata un riferimento per chi si trova ad affrontare la malattia e la gestione della vita delle persone malate e della propria.
Come ricorda Simonetta Cavalieri, Presidente di AIMA Reggio Emilia: ”L’associazione inizialmente era formata quasi esclusivamente da tecnici e operatori che aderirono con entusiasmo all’iniziativa (peraltro sollecitata anche dal Club Service Zonta Club International di Reggio Emilia) rispondendo a una personale esigenza. Infatti come tecnici e operatori, a contatto con questa patologia nell’ambito delle proprie specifiche competenze, avvertivano in modo tangibile le difficoltà e le esigenze delle famiglie ma si scontravano con l’impossibilità di far fronte e di rispondere da soli – o comunque attraverso le organizzazioni alle quali appartenevano – alle difficoltà e alle problematiche dei famigliari.”
L’associazione col tempo si è arricchita con il prezioso e meraviglioso lavoro di volontari che vogliono dare una mano così come di familiari che dopo aver assistito un loro caro vogliono ora donare sostegno a chi si troverà ad affrontare una situazione simile. Anni di esperienza, di collaborazione con le strutture sanitarie pubbliche e con gli enti locali che portano ad allargare sempre di più il bacino di utenza.
Racconta Simonetta Cavalieri: “Come ho sempre sostenuto AIMA non è un luogo di assistenza o cura sanitaria, non è un luogo di diagnosi e degenza, ma è un luogo di iniziativa. Vorrei sottolineare il preziosissimo lavoro dei volontari che portano avanti un’attività estremamente impegnativa, viste anche le caratteristiche di questa patologia. L’associazione tende a includere le persone all’interno delle relazioni sociali con dignità per rompere il muro dello stigma. Inoltre, come dice il professor Chattat che ci segue nello sviluppo dei nostri progetti: “un valore fondamentale è quello di offrire alle persone la possibilità di vivere bene con il problema che hanno. Non possiamo cambiare il percorso, non possiamo cambiare la direzione del viaggio, però possiamo fare in modo che il viaggio sia più – o meno – piacevole”.